In un quadro di incertezza e cambiamenti, l’Italia si trova a giocare un ruolo cruciale. Ma quanto conta veramente il nostro voto?
Anche nella vita ci chiediamo tutti i giorni quanto contiamo e se contiamo qualcosa, e a queste domande si può rispondere nei modi più svariati, anche fregandosene filosoficamente, nel senso che non ci stiamo a essere valutati secondo parametri che riteniamo magari troppo aggressivi.
E in politica?
Quando la gente legge titoli come “ E ora l’Italia deve contare di più in Europa” oppure “La Meloni isolata a Bruxelles” “L’Italia non conta niente come sempre”, a chi dobbiamo dare retta? Alle linee editoriali nevroticamente pro o contro Giorgia, oppure c’è qualche ancora di salvataggio oggettiva che ci libera dai dubbi esistenziali?
Detto in altro modo, già ci andiamo poco a votare, ma quando votiamo il nostro voto vale qualcosa? Beh, intanto viene “contato” matematicamente e già mi sembra un bel passo verso l’oggettività, la democrazia non è la metafisica e 2+2 fa davvero 4.
Le ultime elezioni europee hanno decretato la vittoria del Partito Popolare e un sostanzioso aumento delle varie destre, da quelle più moderate a quelle più estreme. In Francia il successo della Le Pen ha costretto Macron a indire rapide e drammatiche elezioni. Se le perde sarà un capo di Stato dimezzato, come il visconte di calviniana memoria.
In Germania il pallido Scholz si ritrova i quasi-nazisti di AFD al secondo posto. In Italia Giorgia Meloni ha stravinto sia a livello nazionale, che di partito di maggioranza che a livello di stabilità del suo governo.
Dei tre paesi fondatori e leader dell’economia continentale (Italia, Francia, Germania) il nostro è l’unico che esce rinforzato dalle urne. Poi si possono fare tutti i giochi possibili, tutte le alleanze possibili, tutte le nomine possibili, ma questo è quello che dice il risultato democratico.
Poi c’è una qualità dei numeri, sociologica e politica: è vero che hanno retto e migliorato i moderati, ma l’Europa non guarda a sinistra: i tecnocrati monetari, del green deal centralizzato, dell’accoglienza caotica e insieme egoistica, sono stati bocciati.
Su austerità, ambiente e immigrazione, nonché sulle grandi scelte sulle crisi del mondo, bisognerà rivedere qualcosa o no? Più che contare e contarsi in termini di Potere, bisognerà tener conto dei cittadini europei o no? Sarebbe veramente pericoloso non farlo, il vecchio confort continentale potrebbe finire a pezzi se ignoriamo le difficoltà dei più deboli.